lunedì 29 luglio 2013

Il mio futuro primo marito lavora all'Alì.

"Cosa cerchi?" Quello che in fondo cerchiamo tutti: una stabilità affettiva ed economica, soddisfazione, sicurezza.
A volte mi ritrovo per strada, senza un pensiero per la mente. Non è spensieratezza, è oblio. Nella vita di tutti i giorni forse non ci si pensa, o ci si bada troppo poco, ma in fondo tutti siamo costantemente alla ricerca di qualcosa di più, quel qualcosa che possa farci dire ce l'ho fatta. Nominate voi una cosa che volete con tutto il cuore e che per qualche ragione non siete ancora riusciti ad ottenere.
La semplicità con la quale le relazioni altrui nascono è sconcertante. 
Due volte in chat. Sbam! Fidanzati per la vita. 
Lezioni insieme all'università. Sbam! Inseparabili. 
Amici di amici. Sbam! Love story for evar. 
Un incrocio di sguardi al supermercato mentre si compra un ananas. Sbam! Sposati con un figlio (in realtà non vale, questo è Private Practice). 
Incontri... Sbam! Matrimonio d'amore.
E poi ci siamo noi, quelli sfigati, talmente sfigati che la signora Sfortuna ha il nostro numero di cellulare tra le chiamate rapide (questa devo averla sentita da qualche parte), noi che anche solo a pensare di conoscere un decent guy, ci viene il nervoso. Perché per alcuni è così difficile? Ah già. Forse siamo noi.
Qualche anno fa, con la mamma in visita a Padova, sono andato in un ristorante cinese. A fine pranzo, nel biscotto della fortuna ho trovato questo bigliettino "Devi sapere cosa vuoi, altrimenti devi prendere cosa viene". Sono sicuro si tratti di qualche proverbio cinese, tipo quello della moglie picchiata senza motivo apparente. All'epoca mi sono detto che l'avrei conservato per ricordo delle belle giornate passate con la Mutter a Padova, in realtà, credo che il mio subconscio mi stesse dicendo di conservarlo, cosicché, nel 2013, potessi ritrovarlo e pensare "Cavolo! Forse devo accontentarmi, qualche volta!"
'Sti cinesi! Ne sanno una più del diavolo!
Accontentarmi? Ok, allora prendo un cassiere dell'Alì da portare via, grazie.

martedì 11 giugno 2013

Un etto di saggezza, per favore.

Devo smetterla di dare il beneficio del dubbio alle persone. Da che mondo e mondo essere comprensivi e chiudere non uno, ma due occhi, non paga. Ti sforzi di essere una brava persona, di mettere in pratica quello che i tuoi genitori ti hanno insegnato in ventiquattro anni, ma niente. La gente non ragiona tutta allo stesso modo e ti senti dire "Potevi leggerlo su facebook" da persone che ti chiamano irresponsabile non sapendo nulla di te e che fanno i coperchi al proprio sangue. Chi l'ha detto che l'età fa la saggezza? I vecchi saggi, quelli con la barba lunga che abitano sulle montagne, sono saggi perché vecchi, o semplicemente sopravvalutati?
Il rispetto e il savoir faire sono due cose che mi hanno sempre affascinato. Il primo tutti lo pretendono, il secondo tutti se lo riconoscono. Ma se volessimo fare una statistica, sono sicuro che somiglierebbe alla percentuale degli italiani che dice di parlare l'inglese (66,2%) e della percentuale di quelli che lo parlano realmente (23,9%, fonte Censis 2012). Un abisso.
Guardo le piantine che crescono sul mio davanzale. Felicità, la loro: un po' d'acqua al mattino, un po' di sole e crescono che è una meraviglia. Peccato non abbiano raziocinio. Un po' come certa gente, insomma.
Dicono che la matematica sia importante, in questi giorni ho flash di quando mia mamma mi costringeva a studiare le tabelline chiuso in camera... 2x0=0, 2x1=2, 2x2=4... Quanto odio la matematica! Piuttosto, a mio parare dovrebbero insegnare come si sta al mondo. I bambini verrebbero educati dai genitori e instradati dagli insegnanti, in modo che non vivano in una campana di vetro. Ogni scarrafone è bello a mamma soja, e poi ci stupiamo se ci chiamano mammoni.
Tutto questo per dire che non bisogna mai circondarsi di persone che non si conoscono davvero: solo poche volte (purtroppo) si ha davvero fortuna.

domenica 26 maggio 2013

Once upon a time in Neverland...

There was a time when they said we were together, and indeed we were.
Sometimes, perhaps stupidly, I miss that.

mercoledì 8 maggio 2013

Stampa e spedisci.


Mi sveglio sudato. Ho sognato che dei ladri mi svaligiavano casa e mi avvertivano con un sms, ma la polizia non interveniva perché non li avevo chiamati. Singolare. Per lo meno ho rivisto in sogno il poliziotto che ieri mi ha rubato il cuore per tipo 10 secondi.
Ieri mattina pensavo a cosa spinge X a contattare Y. "Ciao boy, sei di Padova centro?" Come se cambiasse qualcosa. "Mi piacciono i muscoli". Approccio da rivedere, rimandato in sostanza. Sono stanco, sono demotivato, neanche una Waller mi può tirare su. Qual è il punto?
Ieri ho parlato con la zia. Era ferita, più che arrabbiata. Mi chiedo come sia possibile fare così spudoratamente del male alle persone a cui dovremmo volere più bene. Soldi. i soldi rovinano tutto, amicizia, famiglia, convivenza. La ragione dello sciocco, forse è la mia. Senso comune o maturità? A volte mi beo del fatto di essere superiore a certe mentalità e comportamenti, in realtà sono solo un po' troppo superbo. Per lo meno, credo di avere il dono di essere convincente.
Il quasi vecchio (più corrente, in realtà) capitolo della mia vita tradotto in inglese o tedesco da un traduttore giurato ed inviato per posta. La cosa mi spaventa. Tutto mi spaventa, l'ignoto continua a spaventarmi. La solitudine mi spaventa. Morire da solo mi spaventa. Però ho solo 24 anni, sono piccolo, ancora!
Mi piace la mia nuova tazza di vetro, perché mi permette di vedere ciò che c'è dentro, come i piatti che avevamo a casa. Come mi piacevano! Allora tutto era normale e lo odiavo comunque. Come ci si può frenare da soli? Quando una cosa non posso averla, la voglio disperatamente, quando posso averla, mi tiro indietro. Ho paura. Mi sento ancora quel bambino che di notte, al buio, ha paura dei vampiri, dei mostri e dei ladri. "Potrei rimanere a Padova..." E fossilizzarmi in una vita monotona, fatte sempre delle stesse persone, delle stesse cose, delle stessa paure. 
"Meglio un rimorso che un rimpianto" Non sono sicuro di capire fino in fondo che cosa significhi. Certo è che pensare a chi siano le due persone che me l'hanno detto mi fa pensare. Se siamo simili a quello che potrebbe essere definito il nostro nemico, perché è nostro nemico? La società impone regole e condizioni che non hanno senso di esistere. Allora meglio la meravigliosa Daiana che ha un ex marito ed un compagno in un rapporto a tre, forse senza sesso.
La mia mente è strana. Dico che in cinque anni molte cose nella mia vita sono cambiate. Vero. Vero è anche che l'eterno ritorno torna ancora e mi ritrovo qui, su questa sedia, a scrivere di me, inesorabilmente piantato sempre sullo stesso punto. Avrei bisogno di uno scossone, ma forse non sono abbastanza reattivo. "Hai sentito il terremoto?" "No, forse stavo già dormendo."
Mi piacerebbe scrivere un libro, ma non so di cosa dovrei scrivere. Potrei parlare di me, così le soluzioni sarebbero due: uno, annoierei la gente a morte, due, bestseller. Nella vita le probabilità sono sempre del 50%: successo o fallimento, sì o no, bianco o nero, bene o male, giusto o sbagliato, farlo o non farlo.
Ho angoscia, ho paura, sono tormentato, ed è solo mercoledì.

martedì 12 marzo 2013

Non serve a niente nascondere la polvere sotto il tappeto.

Per molti è facile addossare la colpa agli altri, io invece ho sempre trovato più semplice addossarmela io, forse perché so, in fondo, di essere sempre in torto, quando si parla del rapporto con gli altri, forse perché effettivamente lo sono.
Ad ogni modo, non serve a niente nascondersi dietro un muro, quando quel muro non è pronto neanche a combattere per te. Sì lo so, un muro non può combattere, tutt'al più schermare, ma se non fa neanche quello, allora demolitelo. In questi giorni è tutta una questione di rank, livelli ed enhancement. Forse anche io sono pronto a passare di livello, ma devo aspettare di passare il rank.
Qualche giorno fa ti ho detto che una cosa non è vera solo perché la si nomina, spiegando che questa è la mia visione quando si parla di Dio. Adesso ti chiedo scusa per il tempo perso.

domenica 3 marzo 2013

Tiziano Ferro mente.

E poi hai quello che hai sempre voluto, una relazione nella quale ti trovi bene. E cosa fai? Mandi tutto a puttane.
Se i rapporti fossero una scienza esatta, tutti sapremmo come comportarci, non ci sarebbero problemi e tutto scorrerebbe liscio come l'olio. Qualcuno si cimenterebbe pure nella scrittura di manuali di istruzione, come quelli dell'IKEA, che ti spiegano come comportarti in ogni singola situazione per far sì che che tutto proceda senza intoppi. Ma la realtà è ben diversa. Nella realtà non sappiamo come comportarci, e molte volte il modo in cui ci interfacciamo è sbagliato. Il mio più grande problema? Non so dimostrare di tenere ad una persona. Forse pecco di presunzione, forse do troppe cose per scontate, forse sono troppo nell'idea di star bene da solo. Esiste un modo per uscire dal tunnel delle buone intenzioni, rese male? Me lo dica chi ne è a conoscenza.
Forse è vero che a volte dico una cosa e ne faccio un'altra, ma non sempre è facile dimostrare quello che proviamo. L'affetto è per definizione una cosa intangibile. Non lo si può toccare, non lo si può vedere, lo si può solo sentire. Ma come si fa a trasmetterlo ad un'altra persona? Quand'è il momento di alzare bandiera bianca? Dichiaro sconfitta. Ho sempre pensato di essere una persona indipendente e di non aver bisogno di un altro per sentirmi completo. Ma se è davvero così, cos'è questo vuoto che sento? è forse senso di colpa? Lo ammetto, a volte mi comporto e mi atteggio come se tutto dipendesse da me, come se fossi io a dover trovare la soluzioni di problemi esterni, quando, forse, i problemi sono io a crearli. Sono forse cieco?
Come si riconosce lo sbaglio, prima di commetterlo? E se un modo non c'è, come si fa ammenda? Una sola cosa è certa: non si può pretendere di essere perdonati se per presunzione siamo convinti di avere sempre ragione. Ammettere la propria colpa è una sconfitta o una vittoria?
Si dice che in amore vince chi fugge. Ma ad un certo punto chi insegue non si rompe le palle?
E c'è chi dice che l'amore è una cosa semplice...

martedì 19 febbraio 2013

Damn you, Cristina D'Avena!

Preambula fidei. è la prima volta che sento questa circollocuzione, ma il significato non mi è nuovo. Mi chiedo se i preambula di possano unire alle esperienze di vita di tutti i giorni. Il vero amore, nessuno l'ha mai visto, eppure tutti sappiamo cosa sia e crediamo esista. O ci speriamo? Sì, lo so, sono sempre il solito sentimentale, ma che posso farci? Amore è, per me, sinomimo di autofustigazione. "Sei insoddisfatta della tua vita sessuale?" Le parole mi rimbombano nel cervello.
Forse sono troppo vecchio, forse sono troppo maturo, forse sono troppo adulto. Avere ventiquattro anni e sentirsene settanta. E poi mi ricordo che l'Erasmus chissaddove ed il master in Germania affetteranno il tutto come lo spelucchino dell'IKEA che tanto amo.
Ha nevicato e fino a qualche giorno fa era ancora tutto bianco. Mi piace la neve, mi piace l'inverno in generale, soprattutto mi piace l'idea di poter passare quattro mesi a letto accoccolati. Dicono sia difficile.
"Who's your saboteur?" "Myself" Mmm ok. Credo di mettermi sempre in situazioni scomode. Forse mi piace. L'altro giorno parlavo con la mamma, mi sono reso conto che le cose che stavo dicendo erano le cose che vorrei sentirmi dire, magari scuotendomi energicamente. Ha senso che so quello di cui ho bisogno, ma non riesco a capire come ottenerlo? Bah, nel mio cervello non ci sono mai stati pensieri sensati.
In questi giorni so di aver sentito parlare della tempesta perfetta, ma non ricordo chi ne parlava. Anche io mi sento allo stesso modo, come la barca, sto cercando di raggiungere la cima, ma xe tanto diffizile.
Peter Cincotti a Sanremo mi ha deluso. Troppo jazz, troppo poco sentimento. Ho bisogno di canzoni strappalacrime, come la notte di Arisa, l'anno scorso, o di un amore di Antonella Ruggiero, dieci anni fa.
"Muoia sotto un tram, più o meno tutto il mondo"
Non sono cresciuto a pane e favole, eppure penso che la mia infanzia, l'immagine del principe azzurro sul cavallo bianco, in fondo, me l'ha lasciata. Cosa sono le favole se non un lavaggio del cervello per bambini? Steso su un letto per l'eternità, aspettando il mio salvatore, sono il bello addormentato. Nelle favole le coppie innamorate sfidano il destino ed i loro demoni, come nella vita reale. Esiste la storia d'amore perfetta? Ehm... no, ovviamente. Sappiamo discernere tra possibile ed immaginario? Quando si tratta di relazioni no.
Il "tutto e subito" sembrava aver senso a 17 anni, adesso sembra un'utopia e la data di scadenza sembra essere una costante nella mia vita amorosa, ultimamente.
Le vere colpevoli sono Biancaneve e Ariel. La prima viene uccisa dalla matrigna ed il suo amato la salva, baciando, appassionatamente, il suo cadavere, la seconda trova l'uomo disposto ad accettare il suo essere sirena, incondizionatamente. Fantasia.
Riuscire a trovare la persona con cui costruire la relazione perfetta è come seguire un arcobaleno e trovare una pentola d'oro. Impossibile. Eppure tutti cerchiamo quest'impossibile. Il punto è capire se ho quello che mi basta, ma non accontentandomi. Eh. Grazie.
Si crede (NB: impersonale ad effetto) che io sia una persona complicata, perfino subdola e calcolatrice, quando invece sono la persona più semplice del mondo. Una persona che ha paura della sua stessa ombra.
Voglio questo, due di quelli e li voglio senza calorie.

giovedì 31 gennaio 2013

Fear not.

Mi ritrovo a pensare alle mie paure. Ieri sera, guardando Masterchef, un concorrente diceva che la paura più grande dell'uomo è quella dell'ignoto. Qual è la mia più grande paura? L'altro giorno, andando al supermercato, ho sentito un odore familiare: odore di polvere. Quell'odore mi riporta all'infanzia, ricordandomi di quei luoghi che avevano il sapore del mistero e della scoperta. Una delle mie paure più grandi è quella di dimenticare questo odore.
Stamattina mi sono svegliato di soprassalto. Credo di aver fatto un incubo. Ero in una casa che non era la mia, ma lo era, facendo finta di dormire, vedevo la mia coinquilina che, sulla porta, mi guardava dormire. Dopo un po' mi sono reso conto che non stavo più dormendo, ma fissando la libreria, che, nella luce fioca dell'alba, sembrava delineare la figura di una donna. Il cuore mi è schizzato in gola, ho dovuto accendere la luce e non sono più riuscito a riprendere sonno. Una delle paure che mi porto dietro dall'infanzia è quella del buio. Lo so, di solito è una paura che ci dimentichiamo di avere, una volta grandi, ma credo di non averla mai superata. Uno dei sogni ricorrenti di quando ero bambino è associato a questa mia paura e al suono delle pulsazioni che si sente con l'orecchio contro il cuscino. Sono sul mio letto, le pulsazioni sono passi di una persona sulle scale, non riesco ad aprire gli occhi, come se fossero incollati e quel poco che vedo è la luce che proviene da fuori dalla mia stanza. La paura che un estraneo stia per entrare in casa mia, unita all'impossibilità di vedere mi terrorizzava. E mi terrorizza al solo pensiero.
Cos'è la paura? Possiamo intenderla come irrazionale, o è un segnale che il nostro cervello vuole darci? Le vertigini (a questo proposito, solo per il LOL, clicca qui) non sono altro che una sensazione che il nostro cervello ci manda quando il baricentro del nostro corpo è fuori asse. Funzionano allo stesso modo la paura del buio e la paura dell'ignoto? Non lo so. Fatto sta che ho paura.

martedì 29 gennaio 2013

I lepidotteri io ce li ho nel cervello.

Ultimamente se mi venisse chiesto un aggettivo per descrivermi, quell'aggettivo sarebbe decisamente egoista. L'altro giorno camminavo per strada, di ritorno dal tabaccaio, e, vedendo un'auto decappottabile ho pensato: "Questa è la macchina per me." Figa, cabriolet, a due posti. Un'auto a quattro o cinque posti sarebbe di sicuro uno spreco di spazio e materiale per me. Il fatto che io mi veda come un padre single, nel futuro, è sintomatico del mio vivere i rapporti, credo. Troppe esperienze hanno segnato il mio sentire e provare l'amour: nessuna farfalla nello stomaco, i lepidotteri io ce li ho nel cervello. Nell'ultima stagione di Fringe i nemici non sono altro che gli observers, quei personaggi che qui e lì, durante le quattro precedenti stagioni avevano fatto capolino. Gli observers non sono altro che dei superuomini che in nome di una super intelligenza hanno rinunciato ad ogni tipo di sentimento. Sono l'unico a non trovarlo del tutto sbagliato? Voglio dire, sì, è vero, che i sentimenti, insieme all'intelligenza, sono quelli che ci distinguono dagli animali e che ci hanno anche favorito nell'evoluzione, ma c'è sempre una parte di me che urla all'allarme, quando nel mio cervello si tocca l'argomento amore.
"L'altra sera ho fatto un sogno," ...il romanticismo... "tu avevi l'AIDS perché eri stato con un altro, mia mamma ti denunciava ed i tuoi dovevano sborsare un sacco di soldi!"
...
Eppure sono stranamente positivo in questi giorni, mi alzo contento e con un sorriso. Sarebbe proprio il caso di mettere quello specchio sul soffitto che ho sempre voluto!
I dream of the day when it's all gone away and the sun is shining bright, I dream of the day when it's all gone away, but dreams are for nightIl potere rigenerativo delle canzoni tristi d'amore (specie quelli struggenti) è immenso. Dovrei prendere lezioni di canto. Mi sento come questo succo che sto bevendo: arancia, mandarino e zucchero d'uva. I due terzi degli ingredienti mi fanno schifo, ma l'insieme è gradevole, ed in più ho letto sull'HuffingtonPost che il succo d'arancia contribuisce ad avere denti più bianchi, oltre a dare vitamina D.
Penso che, forse, il mio vedermi da solo, nel futuro, è solo paura di non riuscire a realizzarmi. L'altro giorno la CBB, parlando di suo figlio e della sua ragazza macedone, diceva che in una coppia uno dei due deve rinunciare alla carriera, per seguire l'altro. Sono l'unico che trova totalmente sbagliato questo ragionamento? Non ho assolutamente intenzione di rimanere a casa a badare a figli e casa, se non posso unire alle due cose la mia realizzazione personale. E mi rimbomba in testa l'osservazione fatta venerdì sera...
I'm on the floor, I love today, so gimme more more 'till I can stand. Get on the floor like it's your last chance, if you want more more than here I am
L'altro giorno parlavamo di politica ed ho cominciato a divagare. Certo che sono davvero palloso. Avrò mica la vocazione per l'insegnamento?
Mi ricordo che c'è stato un periodo in cui mio padre ascoltava m2O, di prima mattina, portandomi a scuola. Perché ad un certo punto gli over 40 si avvicinano alla musica tamarra? Per me rimane e rimarrà per sempre un mistero. Ne conosco già due, e si sa, due è un numero adattissimo a rappresentare la popalazione ultra quarantenne. È scienza!
Simona, you're getting older, your journey's been etched on your skin 
Questa canzone mi fa pensare a mia cugina. Sarà il nome? Sarà la storia?
Now every February you'll be my Valentine
Awwwwwww! Goosebumps.
Sì, sto scrivendo, ascoltando musica e cantando. Questa è felicità, l'essere spensierato, anche se tra una settimana ho l'esame della mia vita.
Quel che ho provato durante le ultime volte è inconfessabile, ma comunque piacevole. Erano secoli che non mi sentivo così, e nonostante mi stessi quasi mettendo a piangere quando mi ha chiesto di lui, so quelle erano solo lacrime di rabbia, non di tristezza. Non è rimasto null'altro, oltre alla rabbia. Questo mi fa un po' male, perché ciò che rimane di un amore non dovrebbe essere la rabbia. Nonostante tutto. Ma a quanto pare David Mitchell ha ragione, il karma è sempre presente. Ricordo che la mia collega Laura credeva che la sua attrazione per gli uomini fosse legata e guidata dall'esperienza del divorzio dei suoi genitori. Magari era semplicemente il karma della sua famiglia. A questo punto non mi conviene più credere al karma, però.
When everything's right, finally everything's right
Siamo davvero artefici del nostro futuro? Sì, no, forse. Spunta la tua casella, io continuo a sognare la mia decappottabile.
Tät intill, doften av oss två

giovedì 10 gennaio 2013

Ma il mio cuore batte di nuovo.

"Sento il tuo cuore", e lo sentivo davvero, mentre il mio trottava. Ero felice, tutto il mio mondo era in una stanza. Poi, tutto è crollato. D'improvviso quella stanza era per me l'inferno e il cuore non batteva più con la stessa intensità, non batteva per la stessa ragione.
Ripensare al passato è una cosa che cerco di evitare, ma è uno di quei propositi che, come la dieta o andare in palestra, non mantengo mai. Dieci giorni sono passati dall'inizio dell'anno e non ho avuto tempo (leggi: voglia) di pensare a cosa fare di questo 2013. Ho aspirazioni, ho traguardi, ma poche, se non nessuna certezza. So solo che il cuore ha ricominciato a battere, gli occhi si sono asciugati da tempo, la vita è cambiata. Il tempo passa, le persone vanno e vengono. Nuovi problemi dentro al petto, nuove sensazione dentro alla testa.
Dove mi vedo tra un anno? Quando cerco di vedere nel futuro o, per lo meno, di immaginarlo, la costante è sempre una, la solitudine. Sono cresciuto molto, mio self-consciousness è aumentato. Ho imparato a stare da solo, ad ascoltarmi, a fare un esame di coscienza ogni trenta secondi. Sarà per questo che adesso mi sento in questo modo?
Cosa sono le sensazioni? Chi sa spiegare cosa siano l'amore, la tristezza, lo sconforto, la mancanza, il lutto. Sono passati sette anni e tutto è cambiato. "Anche i greci lo facevano". Già, ma soffrivano anche loro?
Solo adesso mi accorgo che oggi è il 10 di Gennaio. Perché certe date non le si scordano mai? Qualche giorno fa leggevo di un sito olandese che forniva servizi a chi intendesse sbattezzarsi. Ci ho pensato più volte anch'io, dicendomi tutte le volte che era più importante quello che si crede, che avere o meno il proprio nome su un pezzo di carta, da qualche parte in una chiesa. Non è il battesimo religioso che ha fatto di me quel che sono oggi. L'11 Gennaio è la vera data. C'è chi crede nella metempsicosi, io credo nella rinascita. Una è quella naturale, quella durante la quale urli, strilli e piangi e un medico ti tiene come un coniglio, sculacciandoti il sederino. L'altra è quella nella quale una determinata esperienza o rivelazione ti fa capire chi sei. E quel che viene dopo è la vita.
Chissà se si può rinascere più e più volte?
Mia mamma dice che sono nato con la camicia ed è questo che mi ha fatto, finora, ottenere tutto quello che ho voluto. Io sono più razionale, non credo alle credenze popolari o alle superstizioni, le ho sempre trovate stupide, anche se mi affascina capire perché la gente crede che un gatto nero porti sfortuna, o che bisogna toccare ferro/legno quando si dice qualcosa di infausto. Chissà, però, se mi sbaglio. Magari tra vent'anni scoprirò che mia mamma aveva sempre avuto ragione.
Ultimamente penso troppe volte alle date di scadenza. Ha senso iniziare qualcosa che ha una data di scadenza? Forse. Dopotutto mi rendo conto dell'effetto sorpresa nella mia vita. Non era di certo a Padova che mi immaginavo di essere sette anni fa.
10 Gennaio 2013 e non ricevo più i tuoi messaggi, ma il mio cuore batte di nuovo.

lunedì 7 gennaio 2013

Also sprach Jurek.

La mia generazione andrà su Marte e mio padre mi scrive e manda faccine su whatsapp. La tecnologia migliora o peggiora la vita? Mia mamma mi fa bonifici su internet ed il suo compagno mi manda richieste di applicazioni su Facebook. A lezione non si prendono appunti, si registra la lezione e i giornali smettono di stampare su carta. Il primo cellulare che ho visto era grande quanto un'autoradio, oggi il mio è grande... quasi quanto un'autoradio. Le bollette le pago sdraiato sul letto e la ricarica, dal cellulare. La tabaccheria serve solo a comprare il tabacco o i biglietti del tram. Per la pizza a domicilio c'è un sito internet e puoi essere geolocalizzato e geotaggato quando/dove/come vuoi. A casa ho ancora un videoregistratore, quasi non ricordo a cosa servisse, ormai scarico solo torrent.
Eppure io vorrei ritornare alle lettere consegnate a mano e alle rose.

domenica 6 gennaio 2013

La necessità di chiamarli meggins.

Ogni volta che torno Ragusa mi trovo a riflettere sul cambiamento. È il 2013 e molte (forse troppe) cose sono cambiate, dalla famiglia alla mia vita. Cinque anni fa ero ancora un liceale intrappolato in una città troppo piccola ed adesso sono uno studente universitario con uno sguardo verso l'ester(n)o. Le mie riflessioni natalizie si riassumono in un'autocitazione "alla mia età ho la presunzione di avere il mondo ai miei piedi". Io, il problem solver, il ragazzo con velleità da crocerossina.
La cosa più fastidiosa è non riuscire a trovare una soluzione a tutto ed una risposta a qualsiasi domanda. Ultimamente mi guardo in giro: vedo superficialità e paura. Perché non riusciamo ad andare oltre o ad ascoltare il nostro cervello? Camminare per la strada, sognando di indossare un poncho e capire che la sola differenza tra lei e me, è che io seguo la testa, lei il cuore. "Credi in te, ascolta il tuo cuore". Perché è così difficile buttarsi a capofitto in una storia e viverla come viene? Perché dall'altra parte si trova un muro, e quando non c'è, lo costruiamo noi (leggi: lo costruisco io)? Confusione e timore. Forse.
Un sabato sera a Modica. La gente mi guarda. Sono forse un alieno? È vero, forse non tutti avranno due piercing sul collo, forse non tutti passano la serata a tradurre i nomi dei gruppi d'oltremare. Perché quella che è stata casa mia, per 19 anni, adesso mi sembra Marte? Vedo la gente di cattiv'occhio, con pregiudizio. Di solito non sono così. Di solito cerco di conoscere una persona prima di dare un giudizio. When in Rome... Eppure è quella cultura che mi ha forgiato, insieme ad una multiculturalità ed un plurilinguismo familiare.
Voglio andare via. Quante volte al giorno me lo dico? Ed adesso che ho avuto la benedizione di chi di dovere, la cosa potrebbe essere realtà. Ma a quale prezzo? "Ti farà soffrire!". Può darsi, non sarebbe né la prima né l'ultima. Ha una sua vita, io una mia.
Non avevo ancora notato che quando è arrabbiato sbatte la gamba come ho visto fare tante volte a mio padre e a mio nonno. È una cosa carina. Chissà se se ne rende conto. "Si vede che sei cotto". Chi, io?
"Le cose andavano meglio quando c'era tuo nonno, la metteva in riga!" Non mi piace pensare a chi non c'è più, è una cosa che mi mette tristezza. La vita è come la pasta al forno: la mangio sempre troppo di fretta ed in un attimo è finita. Eppure mi manca. Troppe lacrime versate durante questo Natale. Di tristezza, di stress, di gioia. A volte fa bene piangere, le lacrime sono il diuretico della mia anima.
Prima di partire ho letto un articolo nel quale si diceva che, se vivi fuori e torni a casa per le vacanze, le persone del tuo passato ritornano. Poteva anche dirmi qualcosa che non so. Quando si tratta di rapporti interpersonali, il passato è passato. Perché ripassarlo?
Mille cose da fare, zero voglia. Mille cose da dire, nessuno a chi volerle dire veramente. È questa la vita in fondo? Indecisione? Chissà cosa ne pensava ogni singolo filosofo, in realtà. Studiando Kirkegaard, Anassagora e Comte, l'idea che fossero solo dei fattoni non sembrava così inverosimile. Loro erano uomini, io sono un uomo. Li capisco. Dicono che Einstein non volle mai ammettere che l'universo avesse una data di scadenza. Riesci a biasimarlo? Se sì, pensa solo che gli scienziati stanno studiando il modo di renderci immortali. Unisci i punti per formare la figura.
Chi non scopa a Capodanno, non scopa tutto l'anno. Io ho vomitato. 2013 bulimico? Ho comprato una sciarpa simile ad una che avevo già e mi trovo a riflettere: in fondo la mia vita è così, perché prendo un doppione, dimenticando l'originale? "Il passato è passato." Ah, vero!
Ho perso l'ispirazione. Per la tesi, per questo blog, per le decisioni importanti. O forse la mia è solo pigrizia? Una volta ho letto che Bill Gates predilige le persone pigre, perché più ricche d'inventiva. L'accidia come vanto. Ma chi ha il coraggio di negare che stare a letto, invece di alzarsi, sia una cosa meravigliosa?
...
Sono le 13.02, alza il culo e vai a cucinare!

a Giacomo.